Un testo, per il medico di famiglia, da tenere sulla scrivania e consultare per trovare risposte ai propri dubbi tributari. Ma anche uno strumento d’aiuto per i commercialisti alle prese con la gestione fiscale, spesso davvero complessa, della medicina generale. Questo vuole essere il libro Il contributo della Commissione Fisco FIMMG nell’evoluzione della professione del medico di medicina generale, almeno nelle intenzioni degli autori, tra cui c’è anche il dottor Stefano Rigo, iscritto alla FIMMG di Venezia e fiduciario del sindacato per il territorio dell’Ulss 3 Serenissima, che della Commissione è il presidente e ha raccolto qualche anno fa il testimone lasciato dal dottor Carmine Scavone, che l’ha guidata per un decennio, fin dalla sua nascita nel 2007.
Un corposo volume, sono quasi 450 pagine, presentato in occasione dell’ultimo Congresso Nazionale FIMMG, l'81esimo, che si è svolto in Sardegna dal 2 al 7 ottobre scorso, che raccoglie le tante e diverse attività svolte dalla Commissione negli anni, che è il frutto del confronto e delle interlocuzioni avute sia con l’Agenzia delle Entrate sia con i ministeri competenti, che ha come obiettivo la tutela del medico di famiglia nel rapporto complesso, ma spesso anche del tutto trascurato, con l’amministrazione finanziaria e per la cui stesura ci è voluto quasi un anno di tempo e fatica.
«Il mio terribile lavoro personale – sottolinea sorridendo il dottor Rigo – è stata la traduzione. Quando io mi confronto con i professori Dario Festa e Maurizio Di Marcotullio, loro affrontano le questioni dal punto di vista meramente tecnico e io devo “tradurre” il tutto in “medichese”, così che il povero medico di medicina generale possa riuscire a seguire i modi di dire e i termini molto tecnici e complessi. E possa riuscire a capirci qualcosa».
Dottor Rigo, in base all'esperienza della Commissione Fisco, quali sono gli aspetti fiscali più critici per la categoria?
«Una delle difficoltà maggiori che abbiamo incontrato fin dall'inizio è stata, nel confronto con l’Agenzia delle Entrate, far recepire che il medico di famiglia è un libero professionista particolare, perché è legato alla quota capitaria. I tecnici, per esempio, non si rendevano conto che affiancare del personale al medico di medicina generale porta vantaggi solo in termini di erogazione di servizi e non di aumento di introiti. Questo è stato un punto focale su cui ci siamo scornati a lungo con l’Agenzia».
Altre battaglie epocali?
«Di sicuro quella per l’IRAP, che è una tassa che colpisce l’autonoma organizzazione. Io faccio sempre questo esempio: l’idraulico che gira in bicicletta incassa 100, quando si dota della segretaria che riceve le chiamate e del furgoncino, dal punto di vista dell’Agenzia delle Entrate diventa un’autonoma organizzazione per cui il fisco richiede un aumento delle aliquote. Per il medico di famiglia che si dota di un elettrocardiografo e di una segretaria o di un’infermiera, che magari mi vengono anche passate dal sistema sanitario, attraverso la Regione o l’azienda sanitaria, è chiaro che non è un’autonoma organizzazione che io implemento per guadagnare di più. Vado solo a erogare un servizio migliore e, semmai, mi impegno di più a parità di spesa, perché siamo legati alla quota capitaria. Questa battaglia l’abbiamo portata in Cassazione: è stato riconosciuto che il medico di famiglia non viene dotato di autonoma organizzazione. È stata un trionfo per la medicina generale: non pagare più l’IRAP significa un risparmio di 8-10mila euro all’anno per il professionista, corrispondente al rinnovo di una convenzione».
Qualche buon risultato è stato raggiunto anche per i giovani medici e i colleghi in pensione...
«Sì, per i giovani soprattutto dal punto di vista dell’inquadramento fiscale perché fino a certi livelli possono utilizzare dei regimi agevolati e trovare ottime soluzioni. Proprio al Congresso, infine, abbiamo presentato un progetto per il supporto al collega pensionato che intenda continuare attività libero professionale, nella logica della nuova area e dei nuovi servizi riservati da FIMMG proprio agli iscritti ormai in pensione. A fronte di una spesa minima da parte del medico, il sindacato può continuare a dare supporto sia sotto il profilo assicurativo sia fiscale».
In questi anni, ci diceva, la Commissione Fisco ha avuto un dialogo diretto con l’Agenzia delle Entrate, attraverso ad esempio, l’interpello o le consulenze giuridiche. Quali sono i vantaggi che ne derivano?
«Abbiamo dibattuto con l’Agenzia delle Entrate aspetti di peculiarità assoluta del medico di medicina generale, proprio perché è una figura molto differente dalle altre, ha un contratto di lavoro particolare, complesso… Aspetti di cui l’amministrazione fiscale non era al corrente. Ora, insomma, anche l’Agenzia ha un’idea un po’ più chiara sul nostro lavoro. E anche i commercialisti, che magari nel loro pacchetto clienti hanno qualche medico di famiglia, spesso avevano difficoltà a riuscire a cogliere le specificità della nostra posizione, ad inquadrare perfettamente i contenziosi nei confronti del fisco. La logica di questo libero è, invece, proprio quella di portare loro i riferimenti normativi per gestire al meglio queste situazioni».
Come nascono i quesiti che rivolgete all'Agenzia delle Entrate?
«Per la Commissione è importante il rapporto quotidiano con i colleghi: arrivano sistematicamente da loro i quesiti che, se abbiamo già la soluzione, vengono risolti dai nostri tecnici quasi in tempo reale. Se, invece, emergono aspetti che interessano la categoria e richiedono approfondimenti, li richiediamo all’Agenzia delle Entrate per discutere la soluzione con loro e ottenere la pubblicazione delle loro interpretazioni, che verranno poi estese a livello nazionale. Qualsiasi iscritto può rivolgersi in prima persona alla Commissione per porre quesiti o chiedere chiarimenti».
Confronto con l’Agenzia delle Entrate e con i commercialisti e consulenza personale per gli iscritti… Ci sono altri compiti per la Commissione Fisco?
«Ce n’è uno molto importante: il supporto alla segreteria nazionale quando va a ridiscutere i contratti. La FIMMG è l’unico sindacato che si è interessato a questo ambito e che ha creato una Commissione ad hoc di altissimo valore. L’effetto per noi più importante, proprio alla luce delle nostre peculiarità contrattuali e fiscali, è riuscire ad avere indicazioni quanto più possibile univoche per facilitare il rapporto dei colleghi con il fisco. Ogni volta che noi abbiamo una risposta o un’interpretazione o una circolare, i provvedimenti hanno valenza a livello nazionale. E valgono per tutti, anche per chi non fa parte di FIMMG. Il lavoro della Commissione Fisco è un lavoro generoso e dedicato a tutta la categoria».
Dottor Rigo, perché un medico di famiglia dovrebbe usare questo strumento?
«Scrivere questo libro è stato come cambiare una ruota di una macchina in corsa perché le normative
cambiano continuamente. Lo sforzo legato a questo testo, ovviamente, non finisce qui: è già prevista
la pubblicazione di aggiornamenti
perché la materia è in continua evoluzione. Il lavoro difficile è stato quello di individuare il problema, trovare la soluzione e indicare la giurisprudenza. Non è un libro appassionante, ma oggi un medico di medicina generale
si deve evolvere soprattutto per gli aspetti
manageriali e di imprenditoria. Un giovane che esce dall’università o dalle scuole di specialità non ha la più pallida idea della differenza tra un assegno circolare o un assegno bancario. Allora cominciare
a masticare un po’ di questi aspetti e a capire, ad esempio, dal punto di vista imprenditoriale quali spese o investimenti fare e quando farli, può essere utile».