FIMMG_Incontra a Noale
Medici, amministratori e cittadini a confronto sul futuro della Medicina Generale

«Vi sono grato per quello che ci avete raccontato e spiegato oggi. Ho capito meglio le tante difficoltà legate al vostro lavoro e non vi nascondo di essere anche un po’ preoccupato per come sarà realizzata la riforma delle cure territoriali, di cui non sapevo nulla». A parlare un cittadino intervenuto lo scorso 12 aprile all’Hotel Due Torri Tempesta a Noale per il nuovo appuntamento di FIMMG_Incontra, il progetto itinerante organizzato da FIMMG Veneto che, dopo Castelfranco e Vicenza, è sbarcato per la prima volta nell’area veneziana.
Causa imprevisti impegni nazionali del segretario regionale Giuseppe Palmisano, ad accogliere autorità, popolazione e associazioni sono stati i due fiduciari dell’Ulss 3 Serenissima Luca Barbacane e Cristiano Samueli, per avviare il dialogo e il confronto necessari con le istituzioni e i cittadini con l’obiettivo di ascoltare le diverse esigenze sui bisogni di salute di ogni singolo territorio, spiegare le criticità che attanagliano i medici di famiglia nel loro lavoro quotidiano e illustrare le novità imminenti legati alla riforma della Medicina Generale, tanto auspicata ma dai contorni ancora poco chiari.
«Siamo qui oggi – ha sottolineato Luca Barbacane – per farci conoscere. Sappiamo che sul lavoro dei medici di famiglia ci sono tanti pregiudizi, tanti preconcetti, tanti falsi miti… Noi vogliamo cercare di spiegarvi come stanno davvero le cose e soprattutto ascoltarvi: ci teniamo moltissimo a un rapporto di scambio con la popolazione».
Ha accolto con grande favore l’iniziativa il sindaco di Noale Stefano Sorino sottolineando l’importanza di questi eventi affinché «tutti – ha detto – possano prendere consapevolezza di ciò che sta succedendo nella medicina territoriale e di quello che probabilmente accadrà in futuro. Anche noi amministratori dovremo fare la nostra parte, stando vicini a voi medici, che state in trincea, ma che anche vi adoperate per migliorare i servizi sanitari ai cittadini».
Grande sostegno a FIMMG_Incontra è stato subito dimostrato anche da Andrea Martellato, presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 3 Serenissima, presente fin dall’incontro inaugurale di Castelfranco. Anche lui ha evidenziato la necessità di una maggiore collaborazione tra medici e amministratori «per affrontare – ha spiegato – le sfide sanitarie e sociali future, progettando servizi a lungo termine, comprendendo le difficoltà reciproche, trovando insieme soluzioni efficaci e condivise che rispondano alle nuove esigenza di salute dei cittadini».
Come per gli altri appuntamenti di FIMMG_Incontra, la mattinata si è snodata tra una panoramica, offerta da Cristiano Samueli, sullo status attuale del medico di famiglia, con le diverse esigenze di salute tra territori anche a seconda dell’indice di vecchiaia e della densità di popolazione e l’avvio del ruolo unico di assistenza primaria, una riflessione di Francesco Simioni, della Medicina di Gruppo Integrata di Noale, sulla quotidianità lavorativa dei medici di Medicina Generale, tra efficacia e frustrazione, e un excursus sul possibile futuro, con Luca Barbacane, con le nascenti Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), che proprio in questo territorio faranno a breve il loro debutto, e l’integrazione con le future Case della Comunità.
Una popolazione che invecchia sempre di più, quella dell’area veneziana, e che di riflesso vede aumentare anche le patologie croniche con un impatto significativo sull’assistenza sanitaria territoriale, dove il medico di famiglia gioca un ruolo cruciale, «con un approccio – ha spiegato Cristiano Samueli – centrato sulla persona, basato su un rapporto fiduciario e una conoscenza ampia delle problematiche sanitarie e sociali dei pazienti».
Una figura fondamentale, dunque, ma sempre meno attrattiva: i medici di Medicina Generale in Veneto sono pochi e le medicine di gruppo integrate, il modello migliore di assistenza sul territorio, sono ancora molto limitate, solo il 23%. «Per affrontare questa situazione – ha aggiunto – puntiamo molto sulle AFT che possono garantire la continuità assistenziale e migliorare la qualità del servizio, anche per i medici che lavorano ancora da soli.
Tra gli altri temi affrontati dal dottor Samueli:
- la dislocazione sul territorio delle future Case della Comunità, poco coerente con le effettive esigenze di salute dei cittadini e situate spesso in zone lontane dalle aree con popolazione anziana e pluripatologica;
- i vantaggi in termini di autonomia, flessibilità, capillarità e prossimità garantiti dallo status di liberi professionisti in convenzione rispetto all’ipotesi di dipendenza;
- l’avvio quest’anno del nuovo “ruolo unico” che accomuna il medico di famiglia e il collega di continuità assistenziale (ex guardia medica);
- la necessità in tempi di grandi cambiamenti di avere un approccio sanitario integrato, ampio, che coinvolga anche le problematiche sociali e familiari dei pazienti;
- la crescente povertà sanitaria con troppe persone che non riescono più a curarsi perché non possono pagarsi di tasca loro uno specialista o una visita privati;
- l’importanza del personale di studio a sostegno dell’attività del medico di famiglia.
«Il nostro obiettivo – ha concluso il dottor Samueli – è garantire cure efficaci e accessibili a tutti. Ogni cittadino ha diritto alla cura e ha diritto di scegliere il proprio medico di famiglia. Noi vogliamo essere dipendenti, sì, ma solo dalla fiducia dei pazienti».
Professionisti davvero in prima linea, insomma, i medici di famiglia, primo accesso e primo punto di riferimento per i cittadini, capaci di orientarli nel sistema sanitario. «La nostra efficacia – ha spiegato Francesco Simioni che svolge la sua attività proprio a Noale – deriva dalla nostra capacità di assistere un’ampia gamma di patologie acute e croniche. Abbiamo competenze variegate, garantiamo la continuità di cura sia in ambulatorio sia a domicilio e operiamo in sinergia con altre figure professionali, soprattutto per la presa in carico dei pazienti fragili. L’unico vincolo che ci lega ai nostri assistiti è il rapporto fiduciario, un rapporto reciproco, basato sulla libertà di scelta e senza alcuna costrizione». Il medico di Medicina Generale, dunque, si occupa innanzitutto di prevenzione, si rende disponibile per le campagne vaccinali, agisce in scienza e coscienza per la tutela della salute evitando però lo spreco di risorse.
L’altra faccia della medaglia, invece, quella della frustrazione, è legata all’intensa attività burocratica e certificativa che lo schiaccia. «Siamo burocrati – ha aggiunto il medico – o meglio: grandi certificatori. Noi compiliamo, timbriamo, firmiamo e consegniamo ai nostri pazienti moduli su moduli, carte su carte. Aspetti che appesantiscono il nostro lavoro, fanno perdere appeal alla nostra professione e, nei casi più gravi, evolvono in burnout con l’abbandono dell’attività».
Una frustrazione che nasce anche dall’incremento degli assistiti per ogni singolo medico e delle richieste di visite e contatti – tra telefonate, e-mail, messaggi e Whatsapp – con la mancanza di personale amministrativo e infermieristico adeguato che spesso impedisce un servizio di qualità.
«Qui a Noale – le conclusioni del dottor Simioni – siamo e siete fortunati, ma in tante altre zone d’Italia e del Veneto questa fortuna non c’è. Quindi penso sia doveroso nella riforma della sanità trovare i fondi per il personale. Per un discorso di equità, poi, ad ogni medico di Medicina Generale deve essere data la possibilità di avere un aiuto: di riflesso aumenteranno la qualità del servizio e anche la soddisfazione degli assistiti».
Ma che cosa riserva il futuro alle cure territoriali? Quale sarà il destino della Medicina Generale al centro negli ultimi mesi di tante polemiche? A queste domande ha cercato di rispondere Luca Barbacane affrontando i due capisaldi della riorganizzazione: le AFT e le Case della Comunità, che hanno l’obiettivo di scardinare una gestione ormai anacronistica dell’assistenza sul territorio.
«L’AFT – ha spiegato – è un’aggregazione di medici e mira a coordinare gli orari degli ambulatori per assicurare una presenza medica continua sul territorio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, offrendo ai cittadini una risposta più immediata ai bisogni. Sono medici di famiglia di uno stesso territorio, l’AFT di Noale comprende anche Salzano e Scorzè, che si aggregano, ma non nel senso di andare tutti a lavorare nello stesso posto. Si aggregano in modo funzionale, organizzando insieme il lavoro, contaminandosi, confrontandosi, potendo accedere alle cartelle di tutti i pazienti e trovando linee d’azione comune».
Diverso invece il ruolo delle Case della Comunità descritte nel DM 77/2022, che dovrebbero diventare tutte operative entro il giugno 2026 e che sono distribuite sul territorio una ogni 40-50mila abitanti. «Queste strutture – ha aggiunto il referente – dovrebbero ospitare équipes integrate di professionisti (medici di famiglia, pediatri, specialisti, infermieri di famiglia o di comunità, psicologi, ostetriche, professionisti della prevenzione, assistenti sociali), con strumenti diagnostici di base, per garantire un accesso coordinato e integrato all’assistenza, attività di prevenzione e promozione della salute, presa in carico della cronicità e fragilità».
Strutture che rischiano, però, di restare scatole vuote, funzionanti a singhiozzo perché mancano i professionisti sanitari, anche sul territorio, e «manca l’ingranaggio fondamentale: il coinvolgimento dei medici di Medicina Generale. Si fa presto – la conclusione del dottor Barbacane – a scrivere una bella legge, un bel programma, ma per diventare realtà non basta attaccare un cartello fuori dalla struttura. Bisogna definire che medici di famiglia andranno nelle Case della Comunità, con quali modalità e cosa farà ciascuno. Ma soprattutto bisogna evitare, rischio che invece si corre, che le nuove strutture diventino dei mini pronto soccorso».
Prima di lasciare spazio al dibattito, facendosi portavoce della città, è stato proprio il sindaco di Noale Stefano Sorino a declinare “la Medicina Generale che vorremmo”, definendo i medici “eroi” perché «garantiscono un servizio primario essenziale per la salute e l’integrazione sociale».
Tra i punti critici sollevati dal primo cittadino da un lato la difficoltà di ottenere visite mediche immediate, problema cruciale per la popolazione, dall’altro il disagio di una società attuale che non accetta la malattia e pretende risposte subito in contrasto con la complessità del sistema sanitario e, in ultima battuta, il bisogno di snellire con forza la burocratizzazione eccessiva che grava sui medici, sottraendo tempo all’assistenza e alla cura.
«Mi piacerebbe – ha sottolineato l’avvocato Sorino – una sanità di prossimità e un supporto efficace alla Medicina Generale e alle AFT perché così come le avete spiegate mi pare possano funzionare. Dobbiamo evitare poi che le Case della Comunità diventino dei carrozzoni, che appesantiscano il sistema e allunghino i tempi di attesa. Bisognerà quindi supportare gli ambulatori esistenti, ma anche incentivare la formazione di nuovi medici di famiglia».
E diventa fondamentale prendere consapevolezza dei problemi della sanità. «Spero che le nuove strutture – la conclusione del sindaco – mantengano comunque quel senso di “medicina di famiglia” a cui i cittadini sono tanto affezionati, supportando allo stesso tempo un miglioramento della diagnosi e una collaborazione multidisciplinare. Noi amministratori faremo la nostra parte».
All’incontro ha voluto far sentire la sua voce anche CittadinanzAttiva con l’intervento di una volontaria, Marisa Silvestrini, che dopo aver presentato brevemente le attività dell’associazione, che difende i diritti dei malati sul territorio, ha sottolineato le tante e diverse criticità della sanità italiana: i pronto soccorso sovraccarichi, la carenza di medici – 700 in meno in Veneto – e di infermieri in tutto il Paese, il 64,7% dei medici di famiglia veneti che supera il massimale di 1.500 assistiti, le liste d’attesa che si allungano con difficoltà di accesso alle cure e l’aumento della spesa sanitaria privata in Italia, che ha ormai superato i 43 miliardi, con la nostra tra le regioni con la più alta incidenza.
«Una sanità completamente privatizzata – ha sottolineato – significherebbe perdita di accesso per tutti. Vogliamo salvare la sanità pubblica che è il nostro bene comune, la nostra casa comune. Sono casa nostra i reparti dove hanno visto la luce i nostri figli, i pronto soccorso che non abbiamo abbiamo mai trovato chiusi, i reparti in cui siamo stati ricoverati. E sono casa anche gli studi dei nostri medici di Medicina Generale, così vicini a dove abitiamo, così familiari, specie per gli anziani e per chi ha una malattia cronica. La nostra casa comune è in pericolo per mancanza di risorse sufficienti».
Dalla volontaria di CittadinanzAttiva una riflessione anche sull’importanza fondamentale per la cura del rapporto medico-paziente e sul possibile passaggio alla dipendenza per i medici di famiglia che metterebbe a rischio proprio questa relazione di fiducia. «Bisogna garantire – ha concluso Marisa Silvestrini – cure territoriali accessibili e personalizzate, evitando di sovraccaricare i medici con compiti amministrativi. Per noi cittadini sono fondamentali la vicinanza del medico di base e una presa in carico adeguata e preventiva. Perché, nonostante alcuni lo credano possibile, il nostro medico di fiducia non potrà mai essere sostituito dal dottor Google e nemmeno dall’intelligenza artificiale».
Fare chiarezza, insomma, e stringere sinergie con le istituzioni, i cittadini e le associazioni sono
passi importanti per delineare una riforma delle cure territoriali che vada nella
giusta direzione. Che è quella che vede medici e popolazione dalla stessa parte, con un unico grande obiettivo: la tutela vera della salute di tutti.