Nuove sfide per la medicina generale

Ufficio stampa • 30 giugno 2021

Obiettivo: riorganizzare strutture, ruolo e funzioni del medico di famiglia

La necessità di riorganizzare la medicina generale e, dunque, le cure sul territorio; le criticità del settore, da risolvere, dalle zone carenti alla continuità assistenziale; il no deciso a un medico di famiglia inteso, da certa politica e da certi funzionari, solo come “oggetto, timbrificio, stampante”; l’evoluzione strategica verso i micro team. Sono queste le direttrici su cui si muoverà il futuro della medicina generale con l’obiettivo di migliorare decisamente la qualità della vita, ormai insostenibile, di ogni collega, a partire dai più giovani che, infatti, al momento, fanno scelte di tipo diverso.

È quanto è emerso ieri sera, martedì 29 giugno 2021, all’Assemblea Provinciale della FIMMG Venezia che si è svolta all’hotel Double Tree by Hilton di Mogliano Veneto. Ospiti d’eccezione il segretario nazionale della FIMMG Silvestro Scotti e gli amici delle altre sezioni venete del sindacato: Francesco Noce (FIMMG Rovigo), Guglielmo Frapporti (FIMMG Verona), Umberto Rossa (FIMMG Belluno), Brunello Gorini (FIMMG Treviso), Giovanni Guastella (vicesegretario regionale, in rappresentanza di FIMMG Padova) e Bruna Stocchiero (in rappresentanza di FIMMG Vicenza).


L’incontro, coordinato dal presidente Malek Mediati – che ha sottolineato come «i medici di famiglia, nonostante le accuse, siano usciti a testa alta dalla pandemia» – è stato aperto dal tesoriere Paolo Sarasin che ha illustrato i dati del bilancio consuntivo 2020, poi approvato all’unanimità.

La parola poi, dopo i brevi saluti degli ospiti, è passata al segretario provinciale e regionale Maurizio Scassola che ha subito chiarito come «in un momento delicatissimo, sia ormai necessario un cambiamento, anche opportunistico, della medicina generale. Non possiamo più accettare questa qualità di vita: dobbiamo rimettere in discussione le nostre prassi e parlare con la politica per arrivare ad alti livelli di riorganizzazione delle cure sul territorio».

Tante le emergenze da risolvere anche in Veneto, a partire dalle zone carenti di medici di famiglia, che in regione superano il 40%, e dalla verifica necessaria alle strutture organizzative ed assistenziali, così come dalla revisione del ruolo del medico di medicina generale con nuovi modelli, più snelli e duttili. «Emergenze – ha sottolineato il segretario – che si risolvono con la cooperazione tra noi, come strumento contrattuale, con la necessità di garantire uno standard organizzativo e di percorsi di cura e con la capacità del medico di famiglia di investire nei fattori produttivi».

Il rischio da scongiurare, più ancora della dipendenza dal servizio sanitario pubblico, di cui tanto si parla, è di cadere nelle mani di soggetti privati esterni, società finanziarie in primis, pronti a entrare in azione, comprando farmacie e spazzolando laboratori di analisi o polispecialistici. «Se noi – ha aggiunto Scassola – non siamo capaci di evolvere, non ci mettiamo nell’ordine di idee di caricarci di ulteriori responsabilità e sacrifici, per il cambiamento e per il metterci insieme, non c’è nessuno spazio per noi nel futuro».

La femminilizzazione della professione, con la necessità di più servizi a favore della famiglia e delle colleghe che lavorano, il ricambio generazionale, il bisogno di mettere a punto un progetto formativo strategico – «da quanto in Veneto non si fa più formazione?» si è chiesto il segretario – e il recente no, deciso, sulla questione green pass, gli altri temi affrontati.


La parola è quindi passata al segretario nazionale della FIMMG Silvestro Scotti che ha confessato tutta la fatica dell’ultimo anno e mezzo, a partire da quando, all’inizio della pandemia, non dormiva la notte perché non riusciva a convincere la politica a inserire la parola “convenzionato” nei provvedimenti per i DPI, lasciando scoperta la categoria sui dispositivi di protezione.

«L’attuale situazione politica nazionale – ha sottolineato Scotti – purtroppo non aiuta: con la larghissima maggioranza in Parlamento tutti si possono nascondere nell’esserci amici e nemici nello stesso momento». Difficile, insomma, trovare interlocutori credibili.

Il segretario nazionale ha poi passato in rassegna i temi caldi della pandemia: dalla “follia burocratica” del green pass, dimostrata con un video e la campagna “Non siamo stampanti”, alla discussione definita “incredibile” sulla possibilità di vaccinare contro il Covid negli ambulatori di medicina generale, «dopo che – ha spiegato – abbiamo fatto 13 milioni di vaccini contro l’influenza in piena seconda ondata di Covid. Ma di cosa stiamo parlando?».

Tra le direttrici indicate per uscire dallo stallo:

  • il mettersi in prima linea a raccontare una storia diversa da quella di certo giornalismo che mette costantemente sotto accusa i medici di famiglia;
  • il no alle case di comunità, che, «se andrà bene – ha detto Scotti – copriranno ognuna un’area di 250 chilometri quadrati. E questa vi sembra prossimità?»;
  • la necessità di una riorganizzazione per semplificare certi processi, magari nella direzione dei micro team, strutture agevoli per coprire tutte le necessità di salute, ad esempio, nei piccoli paesi;
  • un patto generazionale per far capire ai giovani il valore del sindacato e la ricattabilità del precariato;
  • il rinnovo dell’accordo nazionale sempre nell’ottica del no alla dipendenza dal SSN.

Il segretario nazionale ha anche annunciato che giovedì sarà presentato un sondaggio commissionato a Euromedia per «misurare la febbre alla medicina generale. Sono stati intervistati – ha aggiunto – medici e cittadini. Avevamo paura, ma è emerso che i cittadini italiani hanno più fiducia nei medici di famiglia che nel SSN. In questo periodo complicato, insomma, siamo stati bravi a non far percepire alle persone le nostre difficoltà. Dobbiamo dimostrare la nostra compattezza per continuare a fare il medico di famiglia nei nostri quartieri, un medico libero e autonomo di curare i pazienti come meglio sa fare in scienza e coscienza».


Prima della discussione con gli iscritti, spazio anche a Stefano Rigo, fiduciario di FIMMG Venezia per l’Ulss 3 Serenissima, che ha raccontato la recente positiva esperienza sui vaccini, con accordi siglati ad hoc con l’azienda sanitaria veneziana, e a Enrico Peterle, che ha fatto il punto sulla continuità assistenziale e sulle sue attuali numerose carenze e ha portato la propria testimonianza di giovane medico al lavoro in una medicina integrata che ha già ricevuto i dispositivi per la diagnostica di base.


Tante, insomma, le sfide che il sindacato dovrà affrontare nell’immediato futuro per far sì che i colleghi non subiscano il cambiamento, ma anzi ne siano protagonisti. Senza dimenticare che, come ha ripetuto Silvestro Scotti durante la serata, «la medicina generale dobbiamo raccontarla noi perché in molti posti il medico di famiglia è ancora un’istituzione».


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