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Il nodo della dipendenza

Giuseppe Palmisano • 6 febbraio 2025

Medici di famiglia dipendenti? No, grazie. Palmisano: «Rapporto di fiducia a rischio»

COMUNICATO STAMPA N° 03 DEL 06.02.2025


MEDICI DI FAMIGLIA DIPENDENTI? NO, GRAZIE

IL SEGRETARIO PALMISANO: «A RISCHIO IL RAPPORTO DI FIDUCIA CON I PAZIENTI»


La trasformazione dei medici di famiglia in dipendenti della sanità pubblica è, da alcune settimane ormai, al centro del dibattito sulla riforma delle cure territoriali. A parlarne due giorni fa anche il presidente del Veneto Luca Zaia, che non solo si è detto d’accordo con la bozza di proposta circolante, ma ha anche rivendicato di averla in qualche modo ispirata. Medici di Medicina Generale, dunque, non più liberi professionisti convenzionati, ma dipendenti del servizio sanitario, «perché solo così – ha spiegato Zaia – le Case della Comunità funzioneranno».


«La dipendenza dei medici di famiglia – sottolinea il segretario regionale di FIMMG Veneto Giuseppe Palmisano – sembra ormai la panacea di tutti i mali. A noi sembra più un’arma di distrazione di massa. Siamo da sempre contrari alla dipendenza: innanzitutto perché rischia di minare l’alleanza con i pazienti e la nostra autonomia. Il rapporto con il medico di famiglia si basa sulla fiducia: la persona sceglie il proprio medico e il medico conosce tutto del proprio assistito, la sua storia personale, spesso la sua famiglia, le sue patologie, ma anche il suo carattere e le sue preoccupazioni. Tutto questo consente al medico di prendere in carico quel paziente nel modo migliore per lui, di scegliere una cura su misura. Nelle Case della Comunità, invece, tutto questo potrebbe non essere garantito: lì il paziente chi trova, trova».

Non esiste, infatti, al momento alcun modello organizzativo definito che spieghi come staranno i medici di famiglia (e gli altri professionisti) nelle nuove strutture, che ruoli, che mansioni, che strumentazione avranno. «I giovani colleghi – prosegue il dottor Palmisano – che, secondo la bozza, saranno assunti solo lì, saranno mandati allo sbaraglio. La sensazione è che ci sia solo l’ansia di riempire».


L’ipotesi di riforma prevede, infatti, che la trasformazione sia graduale e venga applicata all’inizio solo ai nuovi medici e non a chi è già in attività. «Secondo me, invece, o le regole valgono per tutti o non se ne fa nulla. La Medicina Generale merita una riorganizzazione seria per essere efficace: non si può farne uno spezzatino, qualcuno sì, qualcuno no… La categoria deve restare unita, compatta. Si dice: le nuove leve tutte dipendenti nelle Case della Comunità. Bene, e poi, quando gli attuali medici di famiglia in attività andranno in pensione, e in Italia saranno 11.400 entro il 2026, cosa succederà dei loro ambulatori dato che i giovani sono tutti già altrove? Come si garantirà la prossimità delle cure, assicurata oggi dalla capillarità degli studi sul territorio?».


L’altra ipotesi circolante di riforma è quella proposta da Forza Italia che si sgancia dalla dipendenza e mantiene il rapporto di convenzione, ma ripartisce il lavoro dei medici di famiglia tra i loro ambulatori (al massimo 20 ore la settimana) e le Case della Comunità (almeno 18 ore la settimana). «Noi non siamo contrari all’idea – spiega il segretario regionale – che i medici di famiglia prestino la propria opera anche all’interno delle nuove strutture. Anzi: già nell’ultimo accordo collettivo nazionale, firmato ad aprile 2024, ci sono gli strumenti per definire questa partecipazione. Siamo convinti, però, che la prima cosa da fare sia potenziare le AFT, le aggregazioni funzionali territoriali, cioè l’insieme di medicine di gruppo e ambulatori singoli. Questi presidi sono e restano fondamentali per rispondere davvero ai bisogni di salute dei cittadini nelle frazioni e nelle aree più disagiate: solo se funzionano a pieno regime, funzioneranno anche le Case della Comunità».


I tempi sono stretti, anzi strettissimi, dato che entro il giugno 2026 tutte e 99 le Case della Comunità in Veneto dovranno essere pronte e funzionanti. Nulla però è ancora deciso, si affretta a spiegare il mondo politico. Anche il presidente Zaia si è detto disponibile a discutere con la categoria qualsiasi ipotesi di riforma. «Finalmente! – la risposta del dottor Palmisano – Noi siamo prontissimi al dialogo e al confronto. E lo siamo da tempo: per mesi, proprio sulla riorganizzazione delle cure territoriali, abbiamo sollevato criticità e richiesto incontri alla Regione per trovare soluzioni condivise. La risposta è sempre stata solo un silenzio assordante. Ora, finalmente, se i tempi sono maturi, noi ci siamo».


Mestre Venezia, 06 Febbraio 2025


Dottor Giuseppe Palmisano, Segretario Regionale FIMMG Veneto

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